Roma – La nave umanitaria Ocean Viking, operata dall’organizzazione SOS Méditerranée, è stata deliberatamente attaccata dalla Guardia Costiera libica in acque internazionali. L’episodio, verificatosi dopo il salvataggio di 87 migranti, ha visto i militari libici aprire il fuoco per 20 minuti consecutivi con centinaia di colpi di arma da fuoco contro l’imbarcazione.
I dettagli dell’attacco
L’equipaggio ha denunciato attraverso i social media l’aggressione, pubblicando foto dei proiettili e dei vetri colpiti durante lo sparatorio. “Sebbene nessuno sia rimasto ferito fisicamente, tutti a bordo hanno temuto per la propria vita”, ha dichiarato l’ONG. L’attacco è avvenuto dopo il salvataggio di un gommone con 47 persone, tra cui nove minori non accompagnati.
La polemica sui porti di sbarco
Prima dell’attacco, SOS Méditerranée aveva già lamentato la scelta del governo italiano di assegnare Marina di Carrara come porto di sbarco, situato a 1.300 chilometri dall’area di salvataggio. “Sono tre giorni e mezzo di navigazione che terranno la nostra nave lontana dal Mediterraneo”, hanno sottolineato gli operatori umanitari.
Solidarietà e accuse al governo italiano
L’organizzazione Sea Watch ha espresso solidarietà all’equipaggio della Ocean Viking e ha accusato il governo: “Cos’altro deve succedere perché l’Italia smetta di finanziare queste pericolose milizie criminali?”. La polemica si inserisce nel contesto della disobbedienza civile di Mediterranea Saving Humans, che ha portato i migranti salvati a Trapani invece che a Genova come ordinato.
Altro naufragio e l’appello di Save the Children
Sempre davanti alle coste libiche, la nave Nadir ha salvato 60 migranti e recuperato i corpi di tre sorelle sudanesi di 17, 12 e 9 anni. Save the Children ha lanciato un appello: “A quante morti di bambine, bambini e famiglie di migranti dovremo ancora assistere prima che si concretizzi un sistema coordinato di ricerca e soccorso in mare?”.
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