GAZA – Il conflitto tra Israele e Hamas ha raggiunto il suo 700esimo giorno, contrassegnato da un’intensificazione delle operazioni militari e da un duro annuncio del ministro della Difesa israeliano, Israel Katz. “Ora il catenaccio sta per essere rimosso dalle porte dell’Inferno a Gaza. Una volta aperta, non verrà più chiusa”, ha dichiarato Katz, in un chiaro riferimento all’avanzata dell’esercito israeliano nella Striscia.
Nel tentativo di esercitare pressione, Hamas ha diffuso un video attraverso il suo canale Telegram che mostra due ostaggi: Guy Gilboa Dalal e un’altra persona rapita durante l’attacco del 7 ottobre. La pubblicazione del filmato è vista come una mossa per cercare di fermare l’offensiva israeliana.
Intanto, le operazioni militari proseguono senza sosta. L’esercito israeliano (IDF) ha annunciato di controllare ormai circa il 40% del territorio di Gaza, con l’obiettivo primario di circondare Gaza City. I raid aerei e terrestri degli ultimi giorni hanno causato un pesantissimo tributo di vite umane. Solo nelle ultime 24 ore, secondo fonti sanitarie locali, sono morte almeno 75 persone, di cui 44 nella sola Gaza City. Un attacco notturno su un edificio residenziale ha provocato la morte di almeno 18 palestinesi, sette dei quali bambini.
Sul fronte diplomatico, il presidente israeliano Isaac Herzog ha incontrato Papa Francesco in Vaticano. Secondo un comunicato della Sala Stampa della Santa Sede, nel colloquio si è discusso della “tragica situazione a Gaza” e il Pontefice ha ribadito la necessità di una “soluzione dei due Stati” come unica via per una pace duratura. Herzog, da parte sua, ha assicurato l’impegno di Israele a “garantire la sicurezza e il benessere delle comunità cristiane in Terra Santa”.
A complicare il quadro, un rapporto del Guardian basato su dati classificati rivela che solo un detenuto su quattro tra i palestinesi arrestati a Gaza è stato identificato come combattente Hamas dall’intelligence israeliana. La stragrande maggioranza dei prigionieri sarebbe quindi civile, trattenuto “senza accusa né processo in carceri abusive”.






