Commosso il pubblico in aula. La giovane madre, imputata per il duplice omicidio dei figli neonati, ha chiesto di uscire. Al via la perizia psichiatrica.
Un’immagine straziante ha aperto la nuova udienza del processo a Chiara Petrolini, la 22enne accusata di aver ucciso e seppellito i suoi due figli neonati, nati a distanza di poco più di un anno l’uno dall’altro. La foto, mostrata in aula dalla Corte d’Assise di Parma, ritraeva il corpicino senza vita di uno dei neonati, adagiato sull’erba del giardino di casa.
La scena ha profondamente colpito i presenti. Il maresciallo che stava testimoniando si è interrotto, visibilmente commosso. Anche la giovane imputata ha chiesto di lasciare temporaneamente l’aula. È poi rientrata solo per assistere alla nomina del perito incaricato della valutazione psichiatrica, per accertare se fosse capace di intendere e volere al momento dei fatti.
Poco dopo, Chiara ha fatto ritorno nella sua abitazione di Traversetolo, dove si trova ai domiciliari da circa un anno, proprio il luogo dove i due drammatici eventi si sarebbero consumati. A lasciare l’aula con lei anche il padre, Roberto Petrolini, mentre la madre, Elisa Bruschi, è rimasta in aula insieme a parenti e amici.
Il dolore del padre biologico: “Prima volta che vedeva suo figlio”
Profondo turbamento anche per Samuel Granelli, ex compagno di Chiara e padre biologico di entrambi i bambini. Dopo la visione della foto, ha lasciato temporaneamente l’aula.
“Era la prima volta che vedeva il suo bambino morto, finora gliel’avevamo sempre risparmiato”, ha spiegato la sua legale, l’avvocata Monica Moschioni.
Le indagini: “Nessuno sapeva nulla”
Nel corso dell’udienza è stato ascoltato anche il comandante del nucleo investigativo dei carabinieri di Parma, Domenico Sacchetti, che ha ricostruito i passaggi principali dell’inchiesta. Il primo corpo fu ritrovato il 9 agosto 2024, grazie al fiuto del cane di un vicino. La famiglia Petrolini, in quel momento, si trovava in vacanza negli Stati Uniti.
Sacchetti ha ricordato una telefonata intercorsa con il padre della ragazza, che all’epoca escludeva categoricamente che la figlia fosse incinta:
“Disse che aveva avuto il ciclo da poco e non si dava spiegazioni”.
Le indagini hanno poi ricostruito il contesto: Chiara conduceva uno stile di vita apparentemente incompatibile con una gravidanza – frequentava feste, beveva alcolici, fumava sigarette e marijuana. Nessuno tra amici e parenti sembrava essersi accorto di nulla.
Attraverso il DNA è stato confermato che entrambi i neonati – Angelo Federico e Domenico Matteo – erano figli della coppia. Anche il secondo corpicino è stato ritrovato nel giardino, nascosto in un punto diverso.
“Ho fatto tutto da sola”: le parole intercettate
Secondo quanto emerso dalle intercettazioni ambientali, Chiara avrebbe ammesso tutto parlando con i genitori:
“Nessuno sa nulla, ho fatto tutto da sola”, avrebbe detto loro.
All’inizio, la giovane aveva negato ogni coinvolgimento, poi – come ha spiegato in aula l’ufficiale – ha riconosciuto di essere la madre del bambino:
“Si mostrò come una ragazza spaesata e disse: ‘Non sapevo cosa fare, avevo paura, non sapevo come dirvelo'”.
Dalle indagini è emerso che la giovane avrebbe fatto ricerche online su come nascondere una gravidanza, come partorire in casa e, in un secondo momento, sono apparsi riferimenti a un precedente parto. Proprio questi indizi hanno spinto gli inquirenti a cercare, e trovare, i resti del secondo neonato.
Il dolore dei familiari e il percorso giudiziario
Entrambi i bambini ora riposano nel cimitero di Bannone, sotto una lapide con la scritta: “Per sempre nei nostri cuori”.
La prossima fase del processo si concentrerà sulla perizia psichiatrica, cruciale per valutare la responsabilità penale dell’imputata. Chiara Petrolini è accusata di duplice omicidio volontario aggravato dalla premeditazione.







