La guerra in Ucraina entra in una nuova fase di tensione mentre l’autunno si avvicina e con esso le difficili condizioni climatiche che, come ogni anno, complicheranno le operazioni militari sul terreno. In questo scenario, il presidente russo Vladimir Putin ha lanciato un messaggio forte alla comunità internazionale: “Abbiamo oltre 700mila soldati schierati sul fronte”. È la prima volta che il Cremlino rende pubblica una cifra così precisa sul numero di militari impegnati nel conflitto.
Una dichiarazione dal forte impatto simbolico e politico, che arriva mentre la Russia ribadisce la propria disponibilità a “compromessi”, ma solo se saranno rispettati i propri interessi strategici. Un approccio già visto, che alimenta lo stallo diplomatico e allontana ulteriormente l’orizzonte di una soluzione negoziata.
Zelensky nel Donetsk: “Difendiamo la nostra terra”
Dall’altra parte del fronte, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha effettuato una visita a sorpresa nel Donetsk, una delle zone più colpite dal conflitto dal 2014. Il capo di Stato ha incontrato le truppe ucraine impegnate in una controffensiva nelle aree di Dobropillia e Pokrovsk, dove le forze russe avrebbero tentato di sfondare le linee senza successo.
“L’Ucraina sta giustamente difendendo le sue posizioni e il suo territorio. Stiamo mandando all’aria i piani della Russia per distruggere il nostro Stato”, ha dichiarato Zelensky.
Ma il tempo stringe: l’arrivo delle piogge autunnali e del fango, seguito dalla neve invernale, renderà sempre più difficile qualsiasi avanzamento sul campo.
Sanzioni Ue: si prepara il 19° pacchetto
Sul fronte politico-economico, l’Unione Europea si appresta a varare un nuovo pacchetto di sanzioni contro Mosca. Domani è previsto un Coreper straordinario (il comitato dei rappresentanti permanenti presso l’Ue) dedicato proprio a questo tema. Il 19° pacchetto sanzionatorio è quasi pronto e dovrebbe includere nuove misure contro le aziende di Paesi terzi che aiutano la Russia a eludere le sanzioni già in vigore.
Si valuta anche un possibile inasprimento delle misure sul settore energetico, con l’ipotesi di anticipare la fine dei contratti a lungo termine sul gas russo, attualmente prevista per il 2028, nell’ambito del piano RePowerEU.
Pressioni dagli USA: stop al petrolio russo
Da Londra, l’ex presidente americano Donald Trump è tornato a chiedere agli alleati europei di interrompere gli acquisti di petrolio russo, sottolineando che un calo dei prezzi del greggio metterebbe in difficoltà il Cremlino.
“Se i prezzi del greggio calano, Putin dovrà fermarsi”, ha detto Trump.
In questo contesto, la questione del gas naturale liquefatto (LNG) continua a essere centrale: diversi Paesi Ue importano ancora quantitativi significativi di LNG russo.
Capitali russi congelati: pressing per la confisca
Resta aperto anche il dossier sui 200 miliardi di euro di asset russi congelati presso Euroclear in Belgio. Finora sono stati utilizzati solo gli interessi maturati su questi capitali, ma cresce la pressione – soprattutto da parte degli Stati Uniti e di alcuni membri Ue – per procedere alla confisca vera e propria.
La BCE resta cauta, temendo possibili ripercussioni sulla stabilità dell’euro, e per questo Francia, Germania e Italia si sono finora opposte. Tuttavia, la Commissione europea starebbe valutando “soluzioni creative” per liberare risorse senza mettere a rischio l’equilibrio economico dell’Unione.
Zelensky: “Servono altri 60 miliardi per il 2026”
Il presidente ucraino ha già fatto sapere che per sostenere la resistenza anche nel 2026, l’Ucraina avrà bisogno di almeno 60 miliardi di euro aggiuntivi. Una cifra che, alla luce delle difficoltà nei bilanci pubblici di molti Paesi europei, rende ancora più pressante il dibattito sull’utilizzo diretto dei beni russi congelati.
Il tema sarà discusso nel prossimo Consiglio informale dei ministri delle Finanze europei a Copenaghen, dove si cercherà una sintesi tra le esigenze di sostegno a Kiev e la necessità di preservare la stabilità economica dell’Eurozona.






