Il Cremlino: “Le sanzioni Usa sono un atto ostile”. Anche l’India pronta a ridurre gli acquisti. Tensioni sui mercati globali dell’energia.
Mosca – Washington – Pechino – I sorrisi e le strette di mano dei tempi dell’Alaska sono un ricordo lontano. Tra Donald Trump e Vladimir Putin si apre una nuova fase di scontro, questa volta sul terreno del petrolio, con la Cina e l’India nel ruolo di osservatori interessati ma cauti.
Le sanzioni americane contro i giganti energetici russi Lukoil e Rosneft hanno provocato una reazione durissima del Cremlino. “Le sanzioni sono un atto ostile”, ha dichiarato Putin, accusando Washington di voler “mettere pressione su Mosca”. Il leader russo ha tuttavia assicurato che la misura “non avrà impatto sull’economia nazionale” — un’affermazione che molti analisti considerano ottimistica.
La mossa cinese e il rischio per Mosca
Dopo l’annuncio di Trump, i colossi statali cinesi PetroChina, Sinopec, Cnooc e Zhenhua Oil hanno sospeso gli acquisti di greggio russo trasportato via mare, almeno nel breve termine. Anche le raffinerie indipendenti starebbero valutando uno stop temporaneo per misurare gli effetti delle nuove sanzioni, che prevedono l’esclusione dal sistema dei pagamenti occidentale per chi commercia con i gruppi russi.
La Cina, che a settembre ha importato circa 2 milioni di barili al giorno di greggio russo, rischia però di subire un contraccolpo economico. Pechino è già impegnata in delicate trattative con Washington sul tema dei dazi e delle terre rare: il segretario al Tesoro Scott Bessent e il vicepremier cinese He Lifeng si incontreranno in Malesia per cercare un accordo che eviti nuovi dazi del 100% minacciati da Trump e apra la strada a un possibile faccia a faccia con Xi Jinping in Corea del Sud a fine mese.
L’India valuta una stretta
Anche Nuova Delhi si prepara a limitare gli acquisti di greggio russo. Le sanzioni americane colpiscono alcune raffinerie indiane con legami diretti con Rosneft, e una riduzione delle importazioni potrebbe facilitare un accordo commerciale tra Stati Uniti e India. Trump ha più volte accusato il Paese di “finanziare la guerra in Ucraina” attraverso le forniture energetiche.
Impatti sui mercati globali
La possibile riduzione simultanea dei flussi verso Cina e India – i due principali acquirenti del petrolio russo – potrebbe ridisegnare il mercato globale dell’energia. Entrambe le potenze asiatiche potrebbero rivolgersi agli Stati Uniti e ai produttori dell’Opec, che si sono detti pronti a intervenire in caso di carenze.
Il prezzo del greggio, nel frattempo, ha registrato un rialzo superiore al 6%, un incremento consistente ma che – secondo gli analisti – può essere gestito senza scatenare un nuovo ciclo inflazionistico. A beneficiarne sarebbe soprattutto l’Arabia Saudita, grande alleato di Washington e in procinto di rafforzare la propria posizione negli Accordi di Abramo, fortemente sostenuti dall’amministrazione Trump.






