L’attore statunitense Richard Gere si mobilita a difesa dei popoli indigeni dell’America Latina, minacciati dalla deforestazione e dallo sfruttamento illegale della foresta amazzonica.
Gere ha partecipato a Londra alla presentazione del dossier “Popoli indigeni incontattati: frontiere di resistenza”, il primo rapporto globale di Survival International dedicato ai gruppi che scelgono di rimanere isolati dal mondo esterno. Accanto a lui, i leader dei popoli originari di Brasile e Perù.
“Per quanto tempo considereremo questi popoli come danni collaterali mentre saccheggiamo le loro terre?”, ha dichiarato l’attore, sottolineando l’urgenza di una responsabilità morale globale.
Secondo Survival, i popoli incontattati sono almeno 196 in dieci Paesi tra Sud America, Asia e Pacifico. La metà di essi rischia di scomparire entro dieci anni se governi e imprese non adotteranno misure immediate.
Il Brasile emerge come epicentro della crisi: vaste aree dell’Amazzonia sono minacciate dal taglio illegale del legno, dall’estrazione mineraria e dall’espansione dell’agribusiness. Il dossier segnala che il 64% dei popoli incontattati è colpito dalla deforestazione, il 41% dalle attività minerarie illegali e il 23% dalla conversione delle terre per allevamento e coltivazioni di soia. A queste pressioni si aggiungono bande criminali armate, missionari evangelici e influencer che cercano contatti forzati per ottenere visibilità sui social.
In vista della Cop30 di Belém, Survival lancia un appello chiaro: proteggere i popoli incontattati significa anche tutelare l’Amazzonia e contribuire a fermare la crisi climatica globale.






