Scontro sui fondi al cinema: opposizione contro Giuli

Il ministro della Cultura replica alle critiche: “Gestione fallimentare”, ma Giuli difende il rifinanziamento

È ancora alta la tensione politica sui fondi destinati al cinema e all’audiovisivo, con il ministro della Cultura Alessandro Giuli nel mirino dell’opposizione. L’oggetto del contendere è il decreto con cui il ministro ha annunciato, due giorni fa, il rifinanziamento del Fondo cinema con 100 milioni di euro derivanti da “somme inutilizzate dal 2022”, considerato un “piccolo sollievo” dopo i tagli previsti dalla manovra economica.

Tuttavia, la decisione ha suscitato aspre polemiche, a partire dalla protesta delle associazioni di produttori e delle industrie del settore, che hanno fatto notare come quei fondi derivino da contributi automatici già maturati dalle imprese, e quindi solo in attesa di essere sbloccati. Ma il vero nodo del dibattito riguarda il possibile blocco della Ragioneria generale dello Stato al provvedimento, con un parere negativo sul suo utilizzo.

Il problema con il Patto di Stabilità

Secondo quanto riportato da Repubblica, l’utilizzo delle risorse per il cinema non sarebbe compatibile con le nuove regole del Patto di Stabilità europeo, che limitano il riutilizzo dei residui – ovvero le somme non spese nel corso dell’anno. Inoltre, la legge prevede che la deroga all’utilizzo di questi fondi possa avvenire solo “previa verifica degli equilibri di finanza pubblica”, una verifica che viene fatta sui documenti di finanza pubblica, il DPF e il DPFP, approvati rispettivamente il 2 ottobre e il 10 aprile.

Questo significa che, salvo interventi straordinari, il travaso di fondi non sarebbe possibile al di fuori di queste finestre temporali. Secondo alcune fonti, sarebbero in corso contatti tra i ministeri della Cultura e dell’Economia per cercare di trovare una soluzione, ma il Collegio Romano – sede del Ministero della Cultura – ha ribadito che l’intenzione di Giuli resta quella di “favorire un’iniezione di liquidità nel sistema” cinematografico, fortemente penalizzato dai tagli previsti nella legge di bilancio.

Le critiche dell’opposizione

La vicenda ha sollevato le critiche dell’opposizione, che accusa il ministro Giuli di una gestione fallimentare dei fondi per il cinema.

  • La capogruppo del Pd in commissione Cultura alla Camera, Irene Manzi, ha denunciato una “paralisi dei fondi destinati al cinema”, parlando di “menzogne travestite da efficienza” e di un’azione ministeriale “seguita da superficialità gestionale e smarrimento politico”. Manzi ha chiesto che Giuli riferisca in Parlamento sulla situazione.
  • Anche il Movimento 5 Stelle ha attaccato duramente il ministro. Il deputato Gaetano Amato ha definito quella di Giuli “un’uscita imbarazzante” e ha messo in dubbio la sua competenza sul tema, sollecitando chiarimenti sul suo ruolo.

Giuli replica alle accuse

Il ministro Alessandro Giuli ha risposto alle critiche in modo deciso, parlando di “squallidi attacchi personali” da parte del Pd e del M5S contro il tentativo del Ministero della Cultura di riallocare i 100 milioni di euro inutilizzati sul Fondo Cinema per il 2026. Giuli ha accusato l’opposizione di essere ignorante in materia e di danneggiare la Ragioneria dello Stato, insinuando dubbi sulla sua imparzialità.

“Le polemiche pretetuose non fanno che gettare fango su chi sta cercando di risolvere un problema”, ha dichiarato il ministro, che ha anche sottolineato che il fondo rispetterà le spettanze già maturate tra il 2022 e il 2024, prima del suo insediamento.

Il capogruppo di FdI in commissione Cultura alla Camera, Alessandro Amorese, ha concordato con Giuli, definendo le critiche dell’opposizione come “polemiche sterili e pretestuose”.

Le reazioni del settore cinematografico

Nel frattempo, il settore cinematografico continua a fare sentire la propria voce. Le maestranze riunite sotto il movimento “Siamo ai Titoli di Coda” hanno denunciato la paralisi del settore, che sarebbe il frutto di “scelte scellerate” compiute dal governo, in particolare i “drastici e insensati tagli al fondo cinema” previsti dalla legge di bilancio. Le associazioni e i lavoratori del settore, inoltre, hanno criticato le organizzazioni di produzione e le rappresentanze sindacali, accusandole di averli “lasciati soli” di fronte alla crisi.

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