Ogni anno 134.000 studenti meridionali abbandonano le università del Sud per trasferirsi al Centro-Nord, determinando un grave depauperamento di competenze e risorse. È quanto emerge dall’ultimo report Censis-Confcooperative, “Sud, la grande fuga”, che evidenzia come questo fenomeno alimenti un divario economico e sociale sempre più marcato tra le due Italie.
Il costo complessivo della fuga di cervelli supera i 4 miliardi di euro: 1,5 miliardi riguardano i 13.000 laureati che si trasferiscono all’estero, mentre i 23.000 che scelgono le università del Centro-Nord rappresentano circa 2,6 miliardi di investimenti pubblici e privati persi per il Sud.
Oltre all’aspetto economico, il fenomeno ha conseguenze culturali e sociali: il Mezzogiorno perde risorse umane qualificate e opportunità di sviluppo, mentre le città universitarie di Roma, Milano e Torino registrano il maggiore afflusso di studenti meridionali. Roma accoglie 32.895 iscritti dal Sud (16,4% del totale provinciale), Milano 19.090 (10,1%) e Torino 16.840 (15,7%).
Il presidente di Confcooperative, Maurizio Gardini, sottolinea: “Investire in innovazione, formazione strategica e internazionalizzazione è la via per restituire competitività al Sud e fermare la partenza senza ritorno dei giovani.”
Il report segnala inoltre che le università meridionali hanno perso 157 milioni di euro di rette, mentre quelle del Centro-Nord hanno incassato 277 milioni in più grazie agli studenti meridionali. Il fenomeno colpisce anche le famiglie, che sostengono 120 milioni di euro annui di spese aggiuntive per le rette e la vita dei figli fuori regione.
Maria Pia Abbracchio, responsabile Università di Azione, suggerisce di potenziare le collaborazioni tra atenei del Sud e del Nord e di rafforzare i legami con i territori locali attraverso progetti comuni e linee di ricerca capaci di trattenere le menti migliori nel Mezzogiorno.







