Il governo ucraino di Volodymyr Zelensky è scosso dall’operazione “Mida”, che ha portato alla luce un sistema di corruzione nel settore energetico. A seguito dell’indagine, il presidente Zelensky ha chiesto le dimissioni dei ministri della Giustizia e dell’Energia, subito accolte.
L’indagine, condotta dall’Ufficio Nazionale Anticorruzione (NABU) e dalla Procura Specializzata Anticorruzione (SAPO), ha scoperto un giro di fondi riciclati per oltre 100 milioni di dollari. Al centro dello scandalo c’è Timur Mindich, imprenditore vicino a Zelensky, accusato di aver sfruttato i suoi rapporti con il presidente per ottenere vantaggi illegali. Mindich ha lasciato l’Ucraina prima delle perquisizioni, mentre il ministro German Galushchenko è stato sospeso e poi costretto alle dimissioni insieme alla collega Svitlana Grynchuk, che si difende sostenendo di non aver violato la legge.
Zelensky ha sottolineato l’importanza dell’integrità nel settore energetico: “Sostengo ogni indagine condotta dai funzionari anticorruzione”. L’azione del governo ha incluso anche il licenziamento del consiglio di sorveglianza di Energoatom, considerato un pilastro del sistema di corruzione.
La situazione interna si intreccia con l’emergenza bellica: i raid russi continuano a colpire infrastrutture energetiche e città come Pokrovsk e Zaporizhzhia. Sul fronte internazionale, il tentativo del Regno Unito di aprire un canale diretto con Mosca è fallito, mentre dagli Usa e dall’Italia si ribadisce l’esigenza di un dialogo diretto tra Ucraina e Russia.






