La Camera ha approvato il primo passaggio del ddl sull’educazione sessuale presentato dal ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara. Il provvedimento, che ha scatenato dure reazioni dalle opposizioni, introduce la possibilità di affrontare i temi della sessualità nelle scuole medie e superiori esclusivamente con il consenso informato dei genitori – o degli studenti se maggiorenni. Restano invece escluse le scuole dell’infanzia e primarie.
Le opposizioni in piazza
Il centrosinistra ha reagito inscenando un flash mob davanti a Montecitorio, con oltre cinquanta deputati e cartelli che recitavano “Più educazione, meno violenza” e “Educare per prevenire”. Presente anche la segretaria del Partito Democratico Elly Schlein, che ha definito il ddl «gravissimo» e «contrario a quanto necessario per contrastare la violenza di genere».
La polemica Sasso-Schlein
Il relatore del provvedimento, Roberto Sasso (Lega), ha liquidato le critiche come «fandonie», attaccando duramente la leader dem con un riferimento ai suoi balletti ai pride. Immediata la replica delle deputate del Pd, che hanno denunciato toni «volgari, offensivi e omofobi» e chiesto le scuse di Sasso. In serata il deputato leghista ha rilanciato pubblicando un video di Schlein durante un pride, riaccendendo lo scontro.
Cosa prevede il provvedimento
Il ddl stabilisce che le scuole dovranno:
- fornire ai genitori il materiale didattico dei progetti dedicati alla sessualità;
- richiedere un’autorizzazione scritta per permettere agli studenti di partecipare;
- organizzare attività alternative per chi non ottiene il consenso.
La norma definisce inoltre che l’attivazione di esperti esterni sarà subordinata alla deliberazione del collegio docenti e all’approvazione del consiglio d’istituto, che dovranno valutare la maturità e l’età degli studenti.
Una versione iniziale del testo, sostenuta dalla Lega, prevedeva il divieto anche per le scuole medie; un emendamento correttivo dello stesso partito ha poi equiparato medie e superiori.
Critica la Flc Cgil, che giudica il ddl «lesivo dell’autonomia scolastica e del diritto universale alla formazione». Di segno opposto la reazione dei Pro Vita, che parlano di «giornata storica per la libertà educativa».
Il dibattito parlamentare
In Aula la discussione è stata accesa. Elisabetta Piccolotti (Avs) ha contestato la bocciatura del suo emendamento volto a tutelare i progetti delle Asl e dei consultori. Maria Elena Boschi (Italia Viva) ha sollevato dubbi sul ruolo dei genitori, chiedendo: «Se un padre violento vieta un libro sulla parità di genere, che facciamo, non lo adottiamo?».
La maggioranza difende invece il provvedimento come un rafforzamento dell’“alleanza scuola-famiglia” e della “libertà educativa”. Sasso, nuovamente, ha accusato la sinistra di voler portare «attivisti politici, drag queen e pornoattori» nelle scuole, sostenendo che il ddl impedirà «derive ideologiche».
La maggioranza ha votato compatta, con un solo astenuto: Paolo Emilio Russo (Forza Italia). Il testo passa ora al Senato per l’approvazione definitiva.







