È stato sospeso dal servizio Roberto Palumbo, primario di Nefrologia dell’ospedale Sant’Eugenio di Roma, arrestato in flagranza mentre riceveva una tangente da 3.000 euro dall’imprenditore Maurizio Terra. La Asl Roma 2 ha formalizzato l’apertura del fascicolo disciplinare e avviato il procedimento di sospensione, in vigore dal 5 dicembre.
L’Azienda sanitaria ha spiegato di seguire “con la massima attenzione” gli sviluppi dell’inchiesta, garantendo piena collaborazione agli investigatori e sottolineando l’impegno alla trasparenza. Intanto proseguono le indagini giudiziarie, che secondo gli inquirenti delineano un sistema di smistamento dei pazienti dializzati fondato su pratiche consolidate.
Dopo la decisione dei domiciliari, i legali di Palumbo stanno valutando un ricorso al Riesame per contestare l’ordinanza di arresto. Il giudice, che procede per corruzione in un fascicolo con 12 indagati, ha definito i fatti “gravi”.
Durissima la reazione del presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca: “Quello che è stato scoperto è una cosa orribile”, ha dichiarato, annunciando approfondimenti sulle strutture coinvolte e la possibile sospensione degli accreditamenti. La Regione, ha aggiunto, si costituirà parte civile nel processo.
Indagine su un “sistema consolidato”: denaro, beni e favori
L’inchiesta è stata avviata in seguito alla denuncia dell’imprenditore Terra, secondo cui il primario pretendeva 3.000 euro per ogni paziente indirizzato verso specifiche strutture. Una cifra che il gip ha giudicato parte di una pratica sistematica.
Gli investigatori avrebbero ricostruito movimenti di denaro per circa 120.000 euro, oltre a diversi benefici: un appartamento vicino a San Pietro, una Mercedes in leasing, tre carte di credito e un contratto da 2.500 euro mensili per la compagna del medico. Intercettazioni e testimonianze avrebbero inoltre documentato contatti frequenti e continui tra Palumbo e Terra.
Secondo il giudice, Palumbo controllava anche la destinazione dei pazienti con l’obiettivo di “raggiungere il massimale” della Dialeur, società di cui avrebbe detenuto “di fatto il 60% delle quote”.
Sul fronte istituzionale, la Regione Lazio prepara i prossimi passaggi. Rocca ha precisato che eventuali sospensioni degli accreditamenti dovranno essere valutate con attenzione per non compromettere l’assistenza ai pazienti, ma ha ribadito la linea dura: “Con chi inquina la pubblica amministrazione non si possono avere rapporti. Ci muoveremo con cautela, ma senza sconti per nessuno”.







