Un richiamo fermo alla difesa dei valori fondamentali dell’Occidente e del diritto internazionale. È il messaggio lanciato dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, intervenendo alla prima giornata della Conferenza degli ambasciatori alla Farnesina. Un discorso rivolto ai diplomatici italiani, ma con un chiaro respiro internazionale.
Mattarella ha denunciato i tentativi di “ridefinire con la forza i confini in Europa”, riferendosi esplicitamente alla Russia, e ha messo in guardia da quella che ha definito una “disordinata e ingiustificata aggressione nei confronti dell’Unione europea”, sottolineando come tali attacchi appaiano “a dir poco singolari”. Il capo dello Stato ha ribadito la necessità di tutelare principi come democrazia e multilateralismo in un contesto globale “imprevedibile e disorientante”, segnato dal prevalere di interessi particolari che spesso sfidano la legalità internazionale.
“È evidente che è in atto un’operazione diretta contro il campo occidentale, che mira ad allontanare le democrazie dai propri valori e a separare i destini delle nazioni”, ha avvertito Mattarella. “Non è possibile distrarsi e non sono consentiti errori”.
Il presidente ha quindi richiamato con forza la guerra in Ucraina, parlando di un’aggressione che continua a provocare vittime e distruzioni e che persegue l’obiettivo “aberrante” di infrangere il principio del rifiuto dell’uso della forza per modificare confini ed equilibri in Europa. Un’azione definita “irresponsabile e inammissibile”, proprio mentre sono in corso delicati tentativi negoziali, con il futuro del Donbass tra i nodi più complessi.
Nel suo intervento, Mattarella ha citato anche la condanna russa in contumacia del giudice italiano della Corte penale internazionale Salvatore Aitala, coinvolto nel mandato di cattura contro Vladimir Putin. Una decisione che il capo dello Stato ha definito espressione di “un mondo volto pericolosamente indietro, al peggiore passato”, proveniente peraltro da un Paese che ebbe un ruolo centrale nel processo di Norimberga.
Lo sguardo del presidente si è poi allargato alle tensioni all’interno dello stesso campo occidentale, toccando anche i rapporti tra Europa e Stati Uniti e criticando il riemergere di logiche come la “riedizione della dottrina Monroe” in America Latina. Mattarella ha messo in guardia dalla “tentazione della frammentazione” e da una visione delle relazioni internazionali come gioco a somma zero, in cui il guadagno di uno implica la perdita di un altro.
A preoccupare il capo dello Stato sono anche radicalismi, estremismi e conflitti ibridi alimentati da flussi informativi manipolativi e da attività di disinformazione, sostenute da “inediti e opachi centri di potere” che puntano a minare la fiducia delle opinioni pubbliche nei Paesi democratici.
Di fronte a questo scenario, Mattarella ha indicato nel multilateralismo e negli organismi sovranazionali, a partire dall’Unione europea, l’antidoto principale per evitare “ambizioni velleitarie”. E ha respinto l’idea che questi siano tempi inadatti alla diplomazia: “È proprio nei momenti difficili che la diplomazia esprime una delle sue qualità più preziose, la ricerca di spazi di dialogo e di percorsi di uscita dalle crisi”.
Un messaggio condiviso anche dal ministro degli Esteri Antonio Tajani, che alla Conferenza degli ambasciatori ha ribadito come la promozione della pace resti il cardine della politica estera italiana. Con particolare riferimento all’Ucraina, Tajani ha definito l’iniziativa americana “un’opportunità da non perdere”, sottolineando al tempo stesso l’interdipendenza tra Stati Uniti ed Europa e il ruolo dell’Italia nel rafforzare il legame transatlantico.







