Il conflitto a Gaza è giunto al 685° giorno. Un rapporto dell’Integrated Food Security Phase Classification (IPC), il sistema di monitoraggio sostenuto dalle Nazioni Unite, ha dichiarato ufficialmente lo stato di carestia nella Striscia di Gaza.
La situazione, definita “interamente provocata dall’uomo”, mette a rischio le vite di 132.000 bambini sotto i cinque anni a causa della malnutrizione acuta. Il rapporto attribuisce la causa principale al blocco degli aiuti umanitari da parte di Israele.
Il governo israeliano ha respinto immediatamente le conclusioni, definendo il rapporto “falso” e affermando che si basa su “dati parziali e di parte” forniti da Hamas, da Israele classificata come organizzazione terroristica. L’IPC ha ribadito la validità scientifica dei suoi criteri.
La dichiarazione ha suscitato condanne internazionali. Il ministro degli Esteri britannico David Lammy ha parlato di “oltragio morale“, accusando il rifiuto israeliano di far entrare aiuti sufficienti di aver causato una “catastrofe”.
Nel frattempo, il ministro della Difesa israeliano Israel Katz ha approvato i piani per un’offensiva su Gaza City, prevista secondo i media per metà settembre, e ha avvertito: “Se Hamas non libera gli ostaggi, si apriranno le porte dell’inferno“. L’esercito israeliano ha intensificato gli avvisi alla popolazione, invitando i residenti di Jabalia a evacuare verso sud.






