Grecia, via libera alle 13 ore di lavoro: “È schiavitù retribuita”

Sindacati e opposizione contro la riforma del governo Mitsotakis. Scontri in Parlamento e scioperi generali

ATENE – In Grecia esplode la protesta contro una nuova e controversa riforma del lavoro che introduce, a determinate condizioni, la possibilità di lavorare fino a 13 ore al giorno. Il disegno di legge, fortemente voluto dal governo conservatore di Nea Dimokratia, è stato presentato come un provvedimento che punta a garantire “flessibilità e giustizia per tutti i lavoratori”, ma ha scatenato l’ira di sindacati e opposizione, che lo definiscono senza mezzi termini “una forma moderna di schiavitù”.

Il contenuto della riforma

La misura, firmata dalla ministra del Lavoro Niki Kerameos, prevede che i lavoratori del settore privato possano essere impiegati per un massimo di 13 ore giornaliere dallo stesso datore di lavoro, fino a 37 giorni all’anno e su base volontaria. In cambio, è previsto un aumento salariale del 40% per le ore aggiuntive.
Una legge del 2021 consentiva già le 13 ore lavorative al giorno, ma solo suddivise tra due diversi datori di lavoro. Ora, invece, sarà possibile concentrarle presso un unico impiego.

Proteste in piazza e in Parlamento

La risposta della società civile non si è fatta attendere. I sindacati greci, guidati dalla GSEE (Confederazione Generale dei Lavoratori Greci), hanno organizzato due scioperi generali nel mese di ottobre, l’ultimo proprio ieri, con manifestazioni in diverse città del Paese.
“Una legge che riporta i diritti dei lavoratori al Medioevo”, si leggeva su alcuni striscioni, mentre i leader sindacali accusano il governo di mettere a rischio la salute e l’equilibrio tra vita e lavoro in un Paese in cui già si lavora di più rispetto alla media europea.

L’opposizione all’attacco

Anche i principali partiti d’opposizione si sono schierati contro la riforma.

  • Per Nikos Androulakis, leader del Pasok, il governo sta “smantellando sistematicamente i diritti dei lavoratori”.
  • Sulla stessa linea Sokratis Famellos, presidente di Syriza, che ha definito la Grecia “un Paese di lavoratori poveri”, dove si lavora più della media Ue ma con salari tra i più bassi del continente.

Secondo i dati Eurostat, i greci lavorano in media 39,8 ore a settimana, contro le 36 ore della media europea, ma il potere d’acquisto resta tra i più bassi dell’UE, inferiore solo a quello della Bulgaria.

Le difese del governo

La ministra Kerameos ha respinto con decisione le critiche:

“Ci sono lavoratori che chiedono di poter lavorare di più. Chi non vorrà farlo sarà tutelato. La riforma non modifica l’orario normale di lavoro, ma offre un’alternativa a chi già oggi si divide tra più impieghi, senza guadagnare di più.”

Secondo il governo, il regime delle 13 ore si applicherà in media solo tre giorni al mese. “Oggi molti lavoratori si spostano tra due impieghi nella stessa giornata, senza alcun vantaggio economico. Con questa legge, potranno lavorare nello stesso posto e guadagnare il 40% in più”, ha rivendicato Kerameos in Parlamento.

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